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Учебник итальянского языка - Завадска С.

Завадска С. Учебник итальянского языка — Варшава, 1973. — 694 c.
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4. Ответьте на вопросы по рассказу „II tesoro dei poveri":

Che cosa racconta il poeta? Perche questi poverelli erano tanto pQveri? Cosa sarebbe accaduto se avessero posseduto un campo? Di che cosa si 422

сорок шестой/седьмой урок

lamentavano maggiormente? Quale e la cosa migliore al mondo? Perche quella sera і due poverelli si sentivano piu miseri che mai? In chi s'imbatterono sulla strada maestra? Quale aspetto aveva quel gatto? Cosa fecero і due vedendo quel gatto cosi meschinello? Dove li condusse il gatto? Come passarono la notte і due poverelli? Che cosa videro all'alba in fondo al camino?

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LEZIONE QUARANTASETTE§IMA Сорок седьмой урок

Предлоги (продолжение)

Неправильные глаголы mantenere, rivolgere

MIO PADRE

Mio padre, medico in un comunello di montagna, guadagnava, quando io ero ragazzetto, cinque paoli al giorno. Con і miseri incerti di qualche consulto, di qualche operazioncella e di qualche visita fuori della condotta, si puo calcolare il suo guadagno fino a quattro lire, piuttosto meno che piu. Con questo doveva mantenere decorosamente la sua famiglia, un cavallo, un servitore e me all'Universita.

Una sera, dopo le vacanze di Natale, avevo allora 17 anni, torno a Pisa con la mia mesata di ottanta lire nel portafogli. Il rivedere gli amici mi mette allegria. Vado a cena con uria brigata di quei buontemponi, bevo, giro per le vie della citta fino a tarda notte e da ultimo casco in una casa da gioco, dove in un paio d'ore lascio tutta la mesata, piu trenta lire di debito con un amico. Una piccolezza, se vogliamo, ma una piccolezza che per le condizioni della mia famiglia era grave, forse troppo grave.

Arrivato alla mia cameruccia, mi buttai sul letto, ma non potei dormire. СОРОК СЕДЬМОЙ УРОК

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— Che si fa? — pensavo. — Chiedo a qualche amico? Scrivo a qualche parente? A mia madre? a mio... Ah, qui bisogna uscirne presto.

Salto giu dal letto, mi faccio prestare pochi soldi dal primo amico che incontro, mi rincantuccio in un vagone di terza classe, e via a casa.

Quando arrivai a casa, mio padre non c'era. Mia madre si spavento, perche, vedendomi pallido, mi credette ammalato.

— Non ho nulla, sto bene... proprio sto bene.

Il suo viso si rassereno subito e ascolto abbastanza tranquilla, mentre preparava il desinare, il racconto che le feci dal canto del fuoco, dove mi ero rannicchiato, scaldandomi alla fiamma. Quando ebbi terminato:

— Figliuolo, io ti domando come si deve fare a dirlo a quell'uomo— esclamo. Poi, dopo una lunga pausa, pensosa:

— E impossibile! Come ti puo rendere ora una mesata se ha appena tanti denari per andare avanti noi? Dove li trova dopo? Non c'e carita, in questo momento, non c'e carita...

10 stavo zitto e la guardavo. Lei si cheto.

11 tepore del mio nido, la stanchezza e il mugolio del vento su per la gola del camino mi conciliarono il sonno e mi addormentai con il capo appoggiato alla spalliera della seggiola. Quando mi destai, vidi mio padre seduto dall'altra parte del focolare, che si asciugava alla fiamma і calzoni fradici di pioggia. Pareva stanco ed era pallido.

-— Buon giorno, babbo.

— Buon giorno — mi rispose. E non mi disse altro.

Dopo qualche momento si alzo e ando in camera sua.

— Gliel'hai detto? — domandai trepidante a mia madre.

Essa mi accenno di si.

— Che ha risposto?

— Ha domandato come stai e si e messo a leggere.

Il desinare fu nero. I miei vecchi barattarono fra loro poche parole di affarucci di famiglia, ed io, che aspettavo la tempesta che mi avrebbe fatto tanto bene al cuore, rimasi gelidamente tra- 424

сорок седьмой урок

fitto dalle poche parole che nel tono usuale e quasi con amorevolezza mi rivolse mio padre.

— Domattina partirai con il primo treno... Ti chiamero presto perche dovrai andare alla stazione a piedi... Del cavallo ne avro

bisogno io.

— Si.

La mattina dopo mi sveglio alle cinque. Era buio, freddo, tirava vento, nevicava forte. Quando uscii di camera, mia madre mi aspettava per dirmi addio.

— Li ha lasciati a te і denari? — le domandai sotto voce.

— Ё la fuori che ti aspetta.

Corsi alla porta e, alla luce della lanterna, vidi mio padre a cavallo, immobile, nel suo largo mantello carico di neve.

— Tieni — mi disse — prendi... ora e roba tua... ma prima di spenderli... guardami! — e mi fulmino con un'occhiata fiera e malinconica — prima di spenderli, ricordati come tuo padre li guadagna.

Una spronata, uno sfaglio, e si allontano a capo basso nel buio, tra la neve e il vento che turbinava,

Riduzione da Renato Fucini (1843—1921) СОРОК СЕДЬМОЙ УРОК

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СЛОВАРЬ

Taffaruccio небольшое, мелкое дело Tallegria веселье ammalato (-а) больной (-ая) Tamorevolezza сердечность, нежность

barattare обмениваться (словами) bisognare нуждаться la brigata компания, общество il buontempone весельчак buttarsi (sul letto) бросаться (на

кровать) і calzoni брюки la cameruccia комнатка carico (-a) (мн. ч.: -chi) нагруженный (-ая) la carita милосердие; жалость cascare попадать chetarsi умолкать, успокаиваться il comunelle маленькая община,
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